In questa tappa viene indagato il tema del labirinto come percorso, come spazio fisico che va sperimentato con il proprio corpo, attraverso l’atto del camminare. L’opera è il frutto di un’operazione di ispirazione dada: le due artiste coinvolte hanno esplorato la città di Venezia seguendo due percorsi diversi e casuali, dettati da una scelta istintiva, ogni volta diversa, adottata di fronte ad ogni incrocio di due calli. L’operazione è assimilabile a una deambulazione, a un camminare senza meta, a un procedere puramente erratico.
Nello svolgersi di questi percorsi Maria Rebecca Ballestra e Nina Bacun hanno autonomamente fotografato elementi casuali del paesaggio urbano esperito. I percorsi sono stati poi ricostruiti su mappe intertestuali – comprendenti fotografie, disegni, testi – in un’ottica di rovesciamento del senso stesso dell’oggetto “cartina stradale”: non più una traccia da seguire per raggiungere una meta, ma lo strumento per ricostruire un’esperienza già vissuta.
Il tema affrontato è quello dell’immaterialità urbana, nel senso di esperienza personale e virtuale di una città che ognuno di noi può avere percorrendone le vie. Quest’operazione è stata realizzata in connessione con l’idea, di stampo dadaista e surrealista, che l’operazione del percorrere uno spazio urbano possa essere paragonabile ai percorsi del nostro pensiero.